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Il mito
Il mandorlo, simbolo di rinascita e resurrezione, emblema del risveglio della natura
Il mandorlo (Prunus amygdalus) è una pianta appartenente alla famiglia delle Rosacee. Noto per essere l’albero la cui fioritura prelude al risveglio della natura dal torpore invernale e per questo simbolo di nascita e resurrezione. Il suo valore simbolico è legato al suo frutto, la mandorla, che incarna l’essenza spirituale, conquistata rompendo il guscio. La coltivazione del mandorlo e la sua importanza a partire dall’antichità, affondano le radici nel mito classico che narra la struggente storia d’amore tra Acamante, figlio del re ateniese Teseo e la principessa tracia Fillide. La rappresentazione mitica greca narra che Fillide si innamorò di Acamante, approdato lungo le coste del regno di Tracia durante il viaggio condotto dalla flotta achea alla volta di Troia, per combattere la guerra resa immortale dai poemi omerici. Ripartito Acamante, Fillide attese dieci anni invano il ritorno del suo amato fin quando, credendolo perduto, si abbandonò al dolore. La dea Atena, commossa dalla purezza dei sentimenti della giovane principessa la trasformò in un mandorlo. Ma il ritorno di Acamante era stato protratto da un danneggiamento alla nave che lo stava riportando in patria e quando giunse a destinazione, venendo a conoscenza della tragica fine di Fillide, corse dove si ergeva l’albero che un tempo era la sua amata e lo abbracciò con amore. Grazie all’abbraccio di Acamante i nudi rami del mandorlo si ricoprirono di splendidi fiori. Un miracolo che si ripete ogni primavera, a ricordarci il valore dell’amore e dello splendore rinnovato della natura.
La storia
Un percorso antico e affascinante ci consegna la storia degli scambi e delle migrazioni dei popoli dall’Asia al Mediterraneo, fino all’America
Le prime testimonianze storiche circa la coltivazione del mandorlo provengono dall’Asia Minore e risalgono agli albori dell’Età del Bronzo. Citato nella Bibbia e nei testi sanscriti dei Veda, il valore sacro attribuito al mandorlo e la preziosità dei suoi frutti sono sanciti per la prima volta a livello archeologico dal ritrovamento nella tomba del faraone Tutankhamon (1325 a.C circa) di noccioli di mandorle. La diffusione della mandorlicoltura nell’area del bacino del Mediterraneo, deve probabilmente il suo consolidamento al fiorire degli scambi commerciali tra i Fenici e le popolazioni della Grecia e della Magna Grecia italica, specie in Sicilia, da cui probabilmente si estese l’impiego dei frutti, le mandorle, all’uso alimentare. Diffusasi ad altre aree d’Europa, la mandorlicoltura ha incontrato ampio favore specie nei territori compresi tra il 36° e il 45° parallelo, in Italia, nelle regioni meridionali e in particolar modo in Puglia e Sicilia, in Provenza, in Corsica, in Grecia, in Spagna e in Portogallo. Al di fuori dei confini europei la coltivazione del mandorlo è storicamente e massicciamente praticata nella penisola anatolica, nelle regioni storiche della Persia e nei paesi dell’Africa mediterranea. Solo successivamente ai viaggi di Cristoforo Colombo e grazie alla massiccia esportazione di piante di mandorlo dall’Italia, la coltivazione si diffuse in America. Oggi la mandorlicoltura viene praticata nelle zone a clima temperato caldo di entrambi gli emisferi.
La coltivazione
Una pianta robusta e longeva dai frutti pregiati
il mandorlo è un piccolo albero rustico a portamento eretto che si arrotonda con il tempo, raggiungendo gli 8/10 metri di altezza. Dotato di un tronco dal diametro di alcuni decimetri, sostiene una vegetazione con portamento vario; dalla forma a rami aperti a quella a rami eretti. Albero dalla notevole longevità, talvolta la sua vita può durare oltre il secolo, e dotato di spiccata resistenza, la sua coltivazione è particolarmente incline ai climi miti, come quello del Sud Italia, adattandosi anche a periodi di prolungata siccità. Tuttavia durante i periodi vegetativi il mandorlo riesce a contrastare anche condizioni climatiche sfavorevoli, che possono raggiungere temperature intorno ai 25 gradi sotto zero. Pianta robusta e dalle pregiate qualità frutticole, il mandorlo esiste allo stato selvatico, anche se per favorirne una migliore resa richiede alcuni interventi di cura, come la concimatura e la potatura. La raccolta delle mandorle avviene nei mesi estivi, tra Giugno e Settembre, e la resa è condizionata dall’età dell’albero, apprezzabile già intorno al terzo – quarto anno d’età, per poi raggiunge la produttività massima intorno ai 15 anni, mantenendola stabile nel corso dei decenni. La mandorlicoltura in Italia è oggi concentrata prevalentemente nelle regioni del Sud e nelle Isole, con oltre 37213 ettari, pari al 99,32% dell’intera superficie nazionale adibita a tale coltivazione. Nonostante le isole registrino una maggiore superficie coltivata, il Sud detiene il maggior numero di aziende vocate alla coltivazione del mandorlo. Nello specifico la mandorlicoltura nazionale appare fortemente concentrata in Sicilia (55,4%) e Puglia (39,6%), a testimonianza di un primato storicamente consolidato dalla presenza di varietà di eccellenza e dalla vocazione territoriale.
Dalla cultura della mandorla alla coltura sul territorio
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